Da quanto tempo insegna alla SSBG?

Insegno alla Scuola Svizzera di Bergamo da 15 anni, oltre a ricoprire il ruolo di esperto di musica in altri istituti pubblici della città. La musica è sempre stata parte del mio percorso, sono infatti anche il Direttore della prima associazione di musica dedicata all’infanzia di Ponteranica, fondata nel 1987. L’associazione conta oggi oltre 300 iscritti. 

Credo che la musica sia un importantissimo linguaggio che va introdotto negli studenti fin dalla tenera età. Questo perché è in grado – e lo dimostrano alcuni studi scientifici realizzati proprio da un’equipe italiana nel 2015 – di attivare alcune connessioni nel nostro cervello, attraverso dei neuroni chiamati proprio musicofili.

Come ha impostato le lezioni di musica e come si svolgono?

Il mio approccio con le lezioni di musica varia a seconda dell’età degli studenti. Seguo i bambini del Kindergarten, della scuola primaria e anche alcune classi della scuola secondaria. Per la formazione degli allievi ho studiato due importanti teorie di insegnamento musicale, chiamate Kodaly e Gordon.

L’infanzia è un momento focale per l’introduzione della musica ed è legato all’assorbimento linguistico musicale, in un processo molto simile alle modalità di apprendimento di una lingua straniera. Con i più piccoli, imposto attività di ascolto di brani complessi cantati e suonati da me, in tutte le scale e metri ritmici. Si tratta di canzoni senza testo alle quali tolgo frammenti musicali, chiedendo poi agli allievi di ripetere fino ad ottenere risposte accurate, sia melodiche che ritmiche. Lavoriamo moltissimo con il corpo che si sincronizza nella musica. Questo processo è utile nella creazione di una intelligenza senso-motoria che, con il tempo, si trasformerà in intelligenza senso-cognitiva. 

Negli anni successivi, introduco una lettura ritmica e melodica. Si tratta di azioni specifiche più accurate che portano ad individuare aspetti melodici e ritmici, i due parametri che poi diventano scrittura musicale. Utilizzo moltissimo i tamburi, lo strumento più chiaro per riportare elementi ritmici sul piano visivo. Una lettura ritmica legata a gesti motori che permette di trasformare i suoni in segni e in gesti. 

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Attraverso il mio repertorio di musica infantile introduco la scala musicale. Le canzoni vengono quindi trasferite su un piano melodico, con le altezze dei suoni che si trasformano in scrittura sul pentagramma. Dalla quinta primaria, le gestualità aiutano la mente a memorizzare ed individuare le altezze. Costruiamo insieme il flauto di pan, che anticipa lo studio successivo del flauto dolce, durante gli anni della scuola secondaria.

Infine, seguo un percorso extracurricolare con alcuni allievi che scelgono di imparare a suonare uno strumento musicale. Nell’aula di musica della scuola Svizzera di Bergamo, che già conoscerete per il suo bellissimo pianoforte regalatoci dalla famiglia Legler, impartisco lezioni di chitarra classica.

Perché la musica è importante nell’educazione scolastica?

Nella formula educativa adottata dal nostro Paese, la musica così come l’arte sono purtroppo due materie “minori”. Basti vedere i programmi di studio delle classi, che noi insegnanti ricopriamo per una sola ora a settimana.

In realtà, secondo studi scientifici, la musica è fondamentale perché introduce i concetti di sinergia e di appartenenza. Per poter fare musica con gli altri, si attiva un gioco sincronico, dove ogni individuo deve essere attento e consapevole dei movimenti degli altri membri. 

Con gli studenti organizzo il gioco dell’orchestra, che se ci pensate è un gioco di ruolo che rappresenta la società. Un’occasione per creare relazioni, inizialmente in modo inconscio e poi sempre più conscio. 

La musica crea i presupposti per l’amicizia e il rispetto, per la cittadinanza, per la comunità. 

È il caso ad esempio dell’Ungheria, il cui sistema di educazione musicale è eccezionale. È dimostrato che i ragazzi, grazie alla formazione in questo campo, hanno capacità di concentrazione molto più alta rispetto alla media europea.

La musica è un collante positivo, migliora le persone perché genera una buona energia. Negli ultimi anni, in Gran Bretagna, è stata reintrodotta la consuetudine (già in atto fino agli anni ’60) di cantare l’inno dell’istituto prima dell’inizio delle lezioni, ogni mattina. Questa pratica ha permesso notevoli miglioramenti contro i problemi di bullismo, molto forte tra i ragazzi.

Le sue melodie hanno di recente avuto successo sui social, mi racconta come?

È una storia piuttosto divertente, in effetti. 

Qualche anno fa, nel 2003 precisamente, ho scritto 16 pezzi per una collezione pubblicata con il titolo di “Raccontando, cantando a mezz’aria”. Si tratta di 16 storie per bambini musicate da me e interpretate da altrettante compagnie teatrali. Il progetto artistico aveva l’obiettivo di supportare, con una concreta donazione, una cooperativa di donne produttrici di tessuto balik in Bangladesh. 

Tra le fiabe sonorizzate, anche quella di Antonio lo Gnomo – un buffo e simpatico gnometto, protagonista della fiaba in musica, oggi diventato una vera star del web.

Grazie ad alcuni studenti, a fine 2021 ho scoperto che uno spezzone della traccia di Antonio lo Gnomo era diventato virale sui canali social. 440 mila visualizzazioni su YouTube, oltre 115 mila stream su Spotify, oltre 4300 utilizzi della traccia su TikTok. Insomma, un vero successo inaspettato!

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